Denunciare episodi di razzismo, se questi sono effettivamente accaduti, è sacrosanto. E’ immorale, però, strumentalizzare il razzismo per arrivare ad ottenere visibilità. Il significato nudo e crudo della parola “sport”, mai come in questa occasione, pare non esistere.

Mino Raiola, noto procuratore di fama internazionale, ha twittato questo messaggio la sera di Pasqua: “Shock Universal Cup inc. Milan/PSG cl2004 genitori hanno fischiato ragazzi di colore. Sosteniamo i ragazzi i razzisti sono ignoranti e deboli”.  Il tweet scandalizza mezzo mondo, soprattutto se contestualizzato in una partita di calcio tra bambini di 10 anni. La verità, però, non è quella raccontata da Raiola prima e da Galliani poi. Eurosport ha indagato per andare più a fondo nella questione: grazie ad un articolo corredato da foto uscito su Calciomercato.com, il quale metteva in luce le possibilità di un equivoco, la redazione ha contattato Umberto Manella, organizzatore principale dell’Universal Cup. Queste le sue parole:

Tengo a precisare che la parola razzismo non è davvero pertinente in questo caso. Il Milan aveva 3-4 ragazzi di colore, in distinta segnati come classe 2004, che erano alti oltre 1 metro e 85 e sovrastavano fisicamente gli altri. La prima squadra che si è lamentata è stata il Prato, ma poi, a ruota tutte le squadre che giocavano contro il Milan. Ma non per il colore della pelle, quanto per la stazza fisica. Nella partita con il Psg, e io ero a bordo campo – prosegue Mannella – i primi a fischiare erano i genitori di colore di alcuni ragazzi del Psg: ma ovviamente non protestavano per la razza, quanto per la prestanza fisica di 3-4 giocatori del Milan, che a quell’età, ovviamente, facevano la differenza. Non erano ululati, erano “buuuu” e fischi. Vada a controllare: la polemica è partita da Facebook”. Manella ha inoltre rivelato di essere contattato dal PSG e di avere chiarito che il razzismo, in questo caso, non c’entra nulla.

Solo un equivoco? Vista la fonte che, per prima, ha fatto conoscere al mondo il fatto, ovvero Mino Raiola, è possibile risalire alla prima frase dell’articolo, quella riguardante la strumentalizzazione di un fenomeno, quale è il razzismo, allo scopo di ricevere visibilità, per fare una breve riflessione. Pensiamoci bene: chi, più di un procuratore, ha bisogno di visibilità? E’ possibile che sapesse, già al momento del tweet, il vero andamento dei fatti? Direi proprio di si.