Ci sono tanti modi di intendere un ruolo o una figura e ci sono, soprattutto, ruoli e figure che sopravvivono al tempo e restano lì.
Tutti nella vita abbiamo visto o sentito parlare del “raccattapalle”.
Ci siamo presi in giro perché il raccattapalle lo faceva spesso quello meno bravo.
Ci siamo divertiti e ne abbiamo goduto quando con la nostra squadra in vantaggio, i raccattapalle ritardavano le riprese di gioco. È successo proprio questo nella partita tra Bari e Latina del campionato Primavera. Il Bari rimonta e l’arbitro espelle in massa tutti i raccattapalle per evidenti ritardi ad ogni ripresa di gioco. Alla fine la decisione sarà 3-0 a tavolino per il Latina.
Abbiamo ammirato la figura di Luciano Spalletti che alla Roma ha saputo sfruttare i raccattapalle con veloci riprese di gioco per sorprendere gli avversari.
E ci siamo soprattutto emozionati quando abbiamo visto, o ci hanno raccontato, dei nostri grandi campioni che da ragazzi, a bordo campo nel ruolo di raccattapalle, guardavano giocare i loro idoli e festeggiavano con loro (Diego Armando Maradona è stato raccattapalle in Argentina da ragazzo e spesso palleggiando, riusciva a distogliere l’attenzione dal match).
C’è chi li ha trattati male e c’è chi fa svolgere questa mansione al figlio dietro la porta in cui attaccherà per poterlo poi abbracciare dopo un goal (leggi German Denis).
E poi ci siamo noi, a cui piacerebbe semplicemente essere lì, in quello stadio, a svolgere quel ruolo che per tanto abbiamo preso in giro ma che alla fine è anche privilegiato.
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