Brusco risveglio, questa mattina, per alcuni membri della Fifa, finiti in manette con l’accusa di corruzione. Tutto si è svolto presso l’hotel Baur au Lac, location dell’incontro annuale della massima organizzazione calcistica mondiale, in occasione del quale Sepp Blatter “sfida” l’aspirante presidente Fifa Ali bin Al Hussein.

Ad effettuare gli arresti sono state le forze di polizia svizzere, a seguito di indagini svolte dall’Fbi.

Gli indagati sarebbero 14  e 7 sono in stato di arresto e, con ogni probabilità, verranno estradati negli USA. Ecco i loro nomi: Jeffrey Webb, Eduardo Li, Julio Rocha, Costas Takkas, Eugenio Figueredo, Rafael Esquivel e Josè Maria Marin.

Le indagini americane vanno avanti da diversi anni e non sono ancora finite. Le accuse principali, che interessano un lungo periodo di tempo (circa 20 anni), sono quelle di corruzione, riciclaggio e frode, per un giro di soldi superiore ai 100 milioni di dollari.  Sotto la lente di ingrandimento delle autorità USA sono finite le gare per le assegnazioni dei Campionati Mondiali e gli accordi sui diritti tv e marketing. Non sembrano convincere, in particolare, le assegnazioni dei Mondiali alla Russia per il 2018 e al Qatar per il 2022.

Spinosa anche la posizione del presidente Blatter, alla ricerca della riconferma ai vertici della Fifa. Su di lui, in ogni caso, il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti non ha ancora formalizzato l’accusa di corruzione.

La replica ufficiale fornita dalla Fifa ai fatti della mattina arriva dal portavoce Walter De Gregorio, che, come riportato da calciomercato.com, sottolinea: “La FIFA è parte lesa in questa vicenda, la FIFA intende collaborare e fornire tutte le indicazioni necessarie ai procuratori che si stanno occupando del caso”. Nella stessa conferenza stampa si è ribadito che Blatter è estraneo a questo procedimento e che i Mondiali Fifa del 2018 e del 2022 non subiranno variazioni di sede.