Rischia di risvegliarsi bruscamente dal sogno che sta vivendo da ormai 5 mesi il Crotone. La squadra allenata da Juric sta impressionando in B ma sulla società pende una richiesta di sequestro avanzata dalla Dda di Catanzaro che ha riaperto un’inchiesta, chiusa lo scorso 16 gennaio dal Tribunale di Crotone, sul patron del club Raffaele Vrenna.

Il Football Club Crotone rientrerebbe, per la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, in quella lista di beni, valevoli 800 milioni di euro, su cui andrebbero posti i sigilli. Sul presidente Vrenna e il fratello Giovanni cadono accuse pesanti formulate dal procuratore Giovanni Bombardieri il quale incrimina i due di essere soggetti socialmente pericolosi, richiedendo così una sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno per almeno 5 anni nel comune di residenza. Sotto il vaglio degli inquirenti ci sarebbero le mosse di Raffaele Vrenna il quale, dagli anni Novanta, ha costruito un impero “con la spazzatura”. Negli anni sono stati ricostruiti fatti e raccolte testimonianze che hanno portato ad una richiesta di sequestro che però, come detto, si è conclusa con l’assoluzione del patron del Crotone e del fratello che sono stati considerati vittime dei clan, rigettando così la richiesta della Dda di Catanzaro.

«Sono imprenditori attigui al fenomeno mafioso per essersi sin dalla genesi della loro attività accordati con le consorterie criminali e segnatamente con quella denominata Vrenna-Corigliano-Bonaventura – afferma la Procura di Catanzaro – «il Vrenna, appoggiato dalla cosca sia stato capace di sbaragliare la concorrenza e godere di protezione nei confronti delle altre ‘ndrine». 

Sempre secondo la Dda a garantire appoggio e sicurezza ai Vrenna sarebbe stato Luigi Bonaventura, collaboratore di giustizia e nipote del boss Pino Vrenna. Tesi che sembrano proprio trovare conferma nelle parole del Bonaventura che racconta di essere stato assunto da Raffaele Vrenna e di aver ricevuto una sorta di pizzo, uno stipendio fuori busta. Una mutual corroboration secondo gli agenti della Dda, ovvero in parole povere gli imprenditori garantiscono denaro ed assunzioni, mentre la cosca permette “l’espansione degli affari”, strategia usata dal patron del Crotone quando acquistò un appalto nel Cosentino e il boss Pino Vrenna inviò degli emissari a trattare con i clan di zona per garantire la protezione al “compagno” Raffaele.

I rapporti di fiducia tra il Vrenna e il capobastone sarebbero stati confermati anche dal pentito Domenico Bumbaca il quale ha confessato che le spese legali a Pino Vrenna fossero state pagate proprio dai due fratelli Vrenna. Ancora più interessante, e a tratti sconcertante, è l’ammissione di Nicolino Grande Aracri il quale afferma che Raffaele Vrenna è un ” grande compagno nostro”.

Già nel 2006 Raffaele Vrenna venne accusato per concorso esterno, venendo poi assolto per insufficienza di prove, fatto che ha spinto i giudici di Crotone ha dichiarare Vrenna estraneo alle dinamiche criminali. La stessa assoluzione viene vista da un punto di vista diverso dai magistrati della Dda, i quali fanno leva sul fatto che l’imputato venga descritto come «disposto a tutto, a commettere falsi e abusi e anche fare affari con persone che sa o intuisce essere losche (rectius ‘ndranghetisti) ma tutto ciò, nei suoi piani, è di importanza secondaria».  

Questo quindi il quadro che ha portato la Direzione distrettuale antimafia a rifiutare l’assoluzione del Vrenna e a cercare di riaprire un processo già concluso. Se dalle indagini scaturisse che il sospettato sia invischiato in qualche malaffare questo sarebbe un nuovo colpo importante messo a segno dallo Stato contro le associazioni mafiose, ma l’immagine del calcio verrebbe nuovamente macchiata, cancellando inoltre tutto ciò che di buono hanno fatto sul campo i giocatori del Crotone. La società nel frattempo, tramite un comunicato sul proprio sito ufficiale (LEGGI QUI) firmato proprio dai fratelli Vrenna, continua a sostenere l’assoluta estraneità dai fatti del patron. Certo è che quanto è scaturito in questi giorni solleva più di un dubbio sull’assoluta innocenza di Raffaele Vrenna.