Il calcio giovanile in Italia è pienamente sviluppato e al passo con i tempi? Secondo Marco Barollo assolutamente no.

L’ex centrocampista di Lecce ed Inter ora si occupa di gestire la scuola calcio Extra Sport fondata insieme al compianto Stefano Borgonovo ed ora a lui intitolata. Questo progetto ha sede presso la società Vis Nova di Giussano (in provincia di Monza e Brianza). Per Barollo, le lacune dei settori giovanili italiani sono evidenti, come ha raccontato a Calciomercato.com.

La prima critica mossa dall’ex calciatore si basa sul fatto che, molto spesso, i settori giovanili, anche di grandi società, si soffermino a una semplice valutazione fisica dei giovani talenti, senza dare il dovuto peso alla tecnica, come invece accadeva un tempo:Io faccio parte della vecchia scuola, e ritengo un assurdità privilegiare le qualità fisiche rispetto alla tecnica: abbiamo intrapreso e continuiamo a percorrere una brutta strada, non solo secondo me, ma secondo tutti gli addetti al settore che hanno a cuore questo sport. E’ inutile prendersi in giro: i livelli sono calati proprio per questo motivo, la qualità tecnica è diventata secondaria. Madre natura ti dà una dote che devi essere in grado di coltivare e far fiorire, la forza fisica che magari caratterizza dei ragazzini più sviluppati poi sparisce, e si adegua a quella degli altri. Dobbiamo intendere il settore giovanile come una fucina dove costruire i talenti del futuro, come si fa in Spagna o in altri paesi.”

Alcune società di Serie A, però, stanno cercando di cambiare rotta:“Delle eccezioni ci sono sicuramente: l’Atalanta e l’Empoli sono ambienti ottimi. A Empoli ho anche giocato, e posso confermare la bontà del settore giovanile. Ieri ho sentito un’intervista di Marotta, con la quale concordo appieno: il progetto che stanno tentando di realizzare alla Juventus prevede l’innesto di giocatori italiani forti a livello giovanile. Perchè i bianconeri dominano? Perchè hanno uno zoccolo duro italiano. Gli altri lavorano male, non valorizzano i giocatori.

Quello che più preoccupa Barollo è la convinzione generale che ciò che conta sia soltanto il risultato, che, insomma il fine (cioè la vittoria) giustifichi i mezzi, cosa assolutamente non vera in relazione al calcio giovanile. Non a caso cita le polemiche relative ad alcuni esordienti del Milan, di età dubbia: Un episodio incredibile: io purtroppo lo vivo tutti i giorni. Non solo è assurdo, ma anche poco corretto: ci facciamo del male da soli. Io non ho pregiudizi di sorta, ritengo che se un giocatore ha la caratura giusta, non si debba guardare ad altro. Ad esempio trovo Pogba un fenomeno non per le caratteristiche fisiche, ma per come abbina queste ad una tecnica sopraffinaMa ritengo sia vergognoso fare giocare calciatori che hanno palesemente 2/3 anni in più di quelli consentiti, solo per poter ottenere i risultati, che dal punto di vista giovanile non contano assolutamente nulla.” 

Altro grave problema che attanaglia il nostro calcio giovanile risiederebbe nel fatto che crediamo di non avere difetti, di essere i migliori, di non avere nulla da imparare, invece:”Bisogna rimettersi in disucssione, viaggiare, imparare dagli altri, come sta facendo la Svizzera con la Spagna: non siamo più i più bravi di tutti, e prima ce ne rendiamo conto, meglio è. Dobbiamo lavorare sulla tecnica […]Questo deve essere l’obiettivo di un settore giovanile. C’è troppa attenzione al risultato: poi è inutile chiedersi perchè Milan o Inter hanno rose di quasi tutti stranieri, in prima squadra non ci arriva nessuno. Da questo punto di vista auspico l’intervento di ex calciatori, che aiutino il movimento a ripartire. Perché così, non si può più andare avanti” .

Aspettando che qualcosa cambi, che si riformi in modo serio il calcio giovanile e i suoi “dogmi”, Barollo lancia un’ultima critica: “Possibile che quando segnalo un ragazzo la sola cosa che mi sento chiedere è: fisicamente come è messo? Chi se ne frega come è messo. Io da giocatore ho fatto tutto il settore giovanile dell’Inter più in panchina che in campo perché avevo tecnica ma poco fisico. A fine anno i titolari magari andavano via ma io venivo sempre confermato. Ma ai miei tempi ti sapevano aspettare. Perché sapevano che il fisico prima poi arriva. La tecnica no. Mi piacerebbe proprio vedere il giovane Messi in un settore giovanile italiano di oggi. Scommettiamo che non durerebbe il tempo di un provino?“.