Lo ripetiamo da tempo, come un disco incantato: l’affluenza degli spettatori agli stadi di Serie A sta calando vertiginosamente.
In aiuto di questa tesi, arriva nientemeno che la prova statistica, riportata da Guerin Sportivo: la media spettatori per partita di quest’anno è calata del 7% rispetto a quella dello scorso anno (da 23.481 a 21.850).
C’è da dire che non sono cifre ufficiali (sono quelle di StadiaPostcards), visto che è impossibile reperire i dati di ogni squadra (qualche società non comunica neanche il dato degli spettatori paganti). Il dato potrebbe subire ulteriori cali, visto che in calendario non sono presenti un grande numero di partite interessanti (solo i derby di Roma e Milano dovrebbero fare un’eccezione degna di nota), visto il caso Parma e lo scudetto già ampiamente assegnato alla Juventus.
Da cosa è dovuto questo calo generale? Secondo il Guerin Sportivo, appunto, non è dovuto soltanto alla non modernità dei nostri impianti, bensì a tutto il contesto costruito intorno, a partire dall’informazione dei giornali e della TV. Gli abbonamenti a Sky e Mediaset non stanno andando a gonfie vele e va ancora peggio per l’editoria, le cui vendite calano a picco.
L’impressione, insomma, è che il tifoso italiano medio sia meno interessato alla propria squadra: come giustificare, altrimenti, i tremendi cali di spettatori a San Siro, dove certamente non possiamo parlare di stadio vecchio (o meglio, vecchio anagraficamente ma non in quanto a vivibilità), bensì di risultati insoddisfacenti sia di Inter che di Milan?
Il tifoso italiano sta diventando occasionale, e probabilmente il trovarsi di 10 metri più vicini ai giocatori (ipotesi di nuovo stadio, ndr) non potrà fargli cambiare idea, se la squadra poi continua a deludere.
Il calo degli spettatori incide sull’11-12% del fatturato di una società. Unica nota lieta è la Roma, che rispetto allo scorso anno ha fatto registrare un, seppur modesto, +1,7%. Ci sono delle attenuanti, però: la situazione delle milanesi (ma anche del Napoli, se parliamo di affluenza) ha inciso anche sulle squadre che le hanno ospitate, seppur in maniera minore perché, in fondo, in trasferta ci vanno i veri tifosi, quelli attaccati alla maglia, quelli che non guardano il risultato. Seconda attenuante: spesso, per accentuare ancor di più il problema dell’affluenza, si ricorre a dei confronti, tra cui quello con gli anni Ottanta (come la mitica annata 1984-85, con più di 38.000 persone di media allo stadio).
Ebbene, il confronto è sbagliato, perché parliamo di 30 anni fa, dove la concorrenza delle TV era praticamente inesistente e lo spettatore, per assistere alla propria squadra del cuore, era quasi costretto a recarsi allo stadio. Basti pensare che, fino al 1988, veniva trasmesso in TV solo un tempo di una delle 8 partite in programma e neanche in diretta, ma in differita.
Possiamo trarre delle conclusioni da questo articolo: il calcio complessivamente interessa meno, lo stadio è un fattore, ma non quello più importante. Il calcio resta lo sport più seguito, ma non per meriti suoi, bensì per mancanza di concorrenza.
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