La chiamo incoerenza italiana, quella che sta uccidendo giorno dopo giorno il popolo tricolore. Qualcuno non sa (e li capisco) cosa sta a significare la stringa trascritta in precedenza. Partiamo da un presupposto: io sull’Italia (non tutta) la penso in questa maniera, chi è non è d’accordo può benissimo dirlo, ma alla fine della corsa, perché una risposta positiva o negativa che sia deve essere sempre seguita da una motivazione valida e non scadente (quella che qualcuno da dopo aver sentito questo o quell’altro). Parlavo pocanzi dell’incoerenza italica, ovvero una “sofferenza” di una parte dei cittadini del belpaese che corre dietro a fantomatici “problemi”, oscurando quelli reali. Da troppo tempo (mica 24 ore, eh) da nord a sud, non dimenticando né l’est e l’ovest, l’unico argomento serio risponde al calcio.

”Era rigore, avete rubbato (con due b perché viene sottolineata la foga nei discorsi), l’espulsione è inventata, ladri, ladruncoli, poco di buono, tua mamma è di quella squadra ecc”. Non abbiate paura. Ho appena trascritto i dialoghi che ognuno di noi potrebbe aver ascoltato in questo periodo all’uscita di scuola, in un bar, dal salumiere. Adesso io mi domando: una buona percentuale dei cittadini italiani è sportiva, ama andare allo stadio, esulta, impreca. Insomma si comporta come una persona qualunque. Fin qui tutto bene, ma non mi torna un ragionamento: il rigore non dato a quella squadra, il gol in fuorigioco, l’espulsione comminata a un calciatore può generare proteste a non finire? La risposta a oggi è si (purtroppo aggiungerei io). Ebbene, una Nazione come l’Italia, che ha la percentuale di disoccupazione al 12,3 (quella dei giovani supera il 44,2%), che deve fronteggiare problemi di governo, ambientali e altro (non li elenco tutti altrimenti finisco il prossimo 16 agosto) trova il tempo per indire manifestazioni di protesta contro delle decisioni arbitrali (come avvenuto lo scorso anno), fregandosene se tra due giorni mancherà il tozzo di pane sulle nostre tavole (esempio).

Qualcuno penserà che sono due cose distinte e separate e che una manifestazione non esclude l’altra. Va bene, passi questo ragionamento, ma personalmente non ho mai visto tutta questa convinzione quando si era intrapresa la strada della crisi economica attuale (altra dimostrazione). Ci vorrebbe un po’ più di coerenza da parte di quella fetta di popolo con i prosciutti sugli occhi, che associa il pallone a una sfera magica in grado di risolvere i problemi di un Paese ormai alla deriva.