Luigi Meroni, detto Gigi, è una delle figure mistiche del nostro calcio, l’ala destra che sbocciò nel Genoa per poi consacrarsi nel Torino forse potrebbe non dire nulla a molti giovani appassionati calcistici, ma per chi come me ama ricercare nel passato rappresenta una delle più belle figure poetiche del nostro calcio.

Un uomo e calciatore sopra le righe a cui il destino ha riservato una fine ingiusta. Gigi Meroni, infatti, ha conosciuto troppo presto la morte, che fermò la sua incredibile ascesa il 15 ottobre del 1967, investito da auto guidata dal giovane Attilio Romero, che tanti anni dopo diverrà il presidente proprio del Torino, destino beffardo.

Meroni, nasce a Como il 24 febbraio del 1943 e inizia a muovere i suoi primi passi nell’oratorio di San Bartolomeo, da subito si capisce che quel ragazzino magrolino è dotato di una tecnica sopraffina. Inizia la trafila delle giovanili con il Como arrivando a indossare anche la maglia della prima squadra.

Gigi Meroni, Genoa

Fonte: ilgrifonefragile.blogspot.it

Il Genoa però lo nota in una sfida proprio contro il Como e decide di portarlo all’ombra della lanterna. La prima stagione in rossoblu non è delle migliori ma nella seconda Meroni, con in panchina Beniamino Santos, inizia a incantare il pubblico con le sue giocate, nel suo repertorio non manca nulla, gol di pregevole fattura, dribbling che mandano fuori giri i difensori e anche atteggiamenti sopra le righe per un calciatore dell’epoca.

Il suo incredibile talento lo porta a far gola a molte squadre di Serie A, tra cui le due torinesi. Santos allenatore del Genoa non vuole che Meroni venga ceduto, ma nell’ultimo giorno di mercato la squadra rossoblu cede all’offerta record di 300 milioni presentata dal Torino e Meroni passa così in granata, scatenando l’ira dei tifosi rossoblu e anche la morte di Santos, che per tornare a Genova a rassegnare le dimissioni, dopo la cessione del suo pupillo rimane vittima di un incidente autostradale, il destino inizia a diventare beffardo già da qui.

 

Gigi Meroni arriva cosi a 21 anni a vestire la maglia granata, una maglia che gli si cucirà addosso per l’eternità.

Nel Torino inizia la sua incredibile ascesa, Meroni è il grande talento della squadra granata e insieme a Nestor Combin forma una delle coppie più devastanti del campionato.

Gigi Meroni, Torino

fonte: footballa45giri.it

La Juventus torna alla carica per portare Meroni in bianconero, ma la tifoseria granata appena viene a conoscenza della trattativa inizia una dura contestazione che culmina con il ritiro della Juventus dalla trattativa, Pianelli, presidente del Toro prende tempo per riflettere sulla cessione e Agnelli nel frattempo decide di ritirarsi anche per le polemiche nate sugli organi di informazione. Meroni resta così a Torino e la farfalla finalmente può schiudersi dalla sua crisalide e inizia a volare definitivamente. A Meroni i tifosi granata perdonano tutto, i suoi capelli incolti i suoi vestiti(disegnati da lui) cosi “futuristi”, la sua relazione con Cristiana, donna già sposata, Meroni è ormai il beniamino della tifoseria, anche i più conformisti cedono di fronte al suo fascino e il presidente

Meroni, Toro

fonte: www.gigimeroni.com

Pianelli, che non sopportava i capelli lunghi perdona qualunque cosa al suo Gigino. Con il Torino quindi l’amore è unico e senza freni, e Meroni ricambia quest’amore con stagioni giocate ad altissimo livello.

Con la nazionale invece, Meroni non ha la stessa fortuna, il suo rapporto con Fabbri non decolla per via dell’anticonformismo di Gigi. Fabbri impone al calciatore il taglio dei capelli e dei vestiti meno appariscenti, ma Meroni non gradisce e non accontenta mai il commissario tecnico. Gigi però fa parte della spedizione per i Mondiali del 1966, gioca nella seconda gara contro l’URSS, ma l’Italia viene malamente eliminata nella prima fase perdendo la famosa sfida contro la Corea Del Nord.

Meroni, Nazionale

fonte: golcalcio.it

Meroni ritrova poi Fabbri nel Torino, ma qui le cose iniziano a cambiare e la farfalla granata può proseguire il suo volo, partita simbolo della carriera di Gigi sarà quella disputata nel ‘67 contro l’Inter, un suo splendido pallonetto interromperà l’imbattibilità che durava da tre anni della grande Inter di Helenio Herrera.

 

 

Meroni sembra ormai pronto per grandi palcoscenici, è ancora giovane ma ha già alle spalle una grande esperienza e un talento fuori dal comune, il suo volo però viene tragicamente fermato la tragica notte del 15 ottobre. La squadra ha appena giocato contro la Sampdoria e Fabbri allenatore del Torino decide di lasciare la squadra libera. Meroni e Poletti si incamminano per raggiungere il bar dal quale Gigi avrebbe chiamato la sua compagna Cristina(coppia oggetto di molte polemiche, visto il precedente matrimonio di Cristina), per avvertirla di non avere le chiavi di casa, ma una macchina spunta all’improvviso e investe di striscio Poletti mentre Meroni viene colpito in pieno, viene trasportato all’ospedale da un passante, ma non c’è nulla da fare, Gigi si spegne nella notte del 15 ottobre 1967.

Meroni, Monumento

Fonte: wikipedia

A Torino quella notte scese un’onda di tristezza che avvolse tutta la città, ai funerali di Meroni parteciperanno 20 mila persone che accompagneranno Gigi nel suo ultimo viaggio, la diocesi di Torino si oppose al suo funerale perché considerato un peccatore, ma il cappellano del Torino non sentì ragioni e celebrò il funerale. Nella settimana dopo la morte di Meroni, a Torino si affrontarono i granata e la Juventus. Nestor Combin nonostante la febbre volle essere della partita e siglò tre dei quattro gol che permisero al Torino di battere la Juventus per 4 a 0, risultato che resterà negli annali, come la vittoria più larga dei granata nel derby della Mole, dopo la tragedia di Superga.

Negli anni 2000 poi il destino chiuse il suo cerchio, facendo diventare Attilio Romero, il giovane diciannovenne che investì Meroni, il presidente del Torino. Non fu mai un rapporto rose e fiori con la tifoseria granata, e la sua esperienza come presidente granata terminò con il fallimento del Torino.

Meroni ha lasciato questa terra troppo presto, per un destino assolutamente ingiusto, era uno dei calciatori più talentuosi della storia del calcio italiano. Chi vi parla, anzi più correttamente chi vi scrive, non l’ha mai visto dal vivo, ma ha indagato a lungo sulla farfalla granata facendosi trasportare da quei pochi video trovati online e dalle testimonianze lette su libri e nelle interviste.

Meroni era pura poesia, era stravagante fuori dal campo e anche in campo, come diceva correttamente Gianni Brera: “Meroni era un simbolo di estri bizzarri e libertà sociali in un paese di quasi tutti conformisti sornioni”.

Gigi avrebbe potuto segnare il calcio per sempre, avrebbe alzato trofei e sarebbe entrato dalla porta principale, magari con uno dei suoi assurdi vestiti, nella hall of fame del calcio italiano. Così non è stato, o più correttamente lo è stato a metà, il destino ha deciso che in quella triste notte l’auto di Romero doveva fermare il volo della farfalla e lasciarci così con una delle più grandi opere incompiute della storia del calcio.