La redazione di FootballScouting è orgogliosa di presentare la nuova rubrica “Scaglie di Grana”, scritta da Giuseppe Granara, ex capitano del Cagliari Primavera che ha scelto di approdare negli States per costruirsi un piano B tra studio e calcio grazie ad una borsa di studio che lo ha portato a studiare presso la Robert University di Tulsa, Oklahoma.

Oggi presentiamo la sesta puntata. Argomento della giornata, l’accoglienza nel college! Buona lettura!

“L’era industriale, l’automobile, le due guerre mondiali, lo scudetto del Cagliari nel ‘70, i telefonini, Gianni Morandi… un periodo frizzante, quello che segue l’indipendenza americana del 1776. Nonostante sia una nazione nata l’altro ieri e sia impossibile trovare una cultura che accomuna tutti quanti, anche qua hanno alcune tradizioni.

SCAGLIE DI GRANA: RITO DI BENVENUTO

Specialmente in college: ogni Università ha una sua cultura interna che porta avanti, chi più chi meno.
Qui a ORU, dove studio io, la situazione è particolare: è una scuola cristiana molto tradizionale (capitolo a parte di cui potrei scrivere 200 pagine), di conseguenza ogni squadra e ogni piano dei dormitori ha il proprio rito di benvenuto (fortunatamente non tradizionalmente cristiano).
Si chiama nonnismo, e il moralismo italiano dice che è sbagliatissimo. Io invece lo trovo molto positivo: aiuta a non prendersi sul serio, rinforza lo spirito di squadra e di appartenenza, e aiuta i più giovani a rispettare i più grandi, e pazienza se non è politically correct.
But let’s get started.

SCAGLIE DI GRANA: POVERI CAPELLI!

Iniziamo, ovviamente, dai riti di iniziazione: ogni freshman (studente al primo anno) o ogni nuovo arrivato è soggetto a qualche strano obbligo. Strano e imbarazzante.
La mia squadra (men’s soccer per chi ancora non ne fosse al corrente) ne ha uno particolarmente fastidioso, a meno che tu non sia Claudio Bisio o Mastro Lindo.
Prima di iniziare il primo allenamento si entra in spogliatoio, con gli upperclassmen (quelli al 2°, 3° e 4° anno) attrezzati di macchinette e rasoi, e si viene rasati.
Ma non a zero: a cazzo. A me è andata anche particolarmente bene: nessuna scacchiera, nessuna spirale, nessun oggetto di forma vagamente fallica; solo un bel taglio netto: la metà sinistra intatta, la parte destra rasata a zero. Sembravo Willy il coyote quando cerca di far esplodere Bip Bip e invece si colpisce coi suoi stessi razzi TNT.
Ma non è finita qua: conclusa la seduta siamo dovuti passare come fenomeni da baraccone di fronte alle ragazze della squadra femminile, che ovviamente si stavano spaccando dal ridere.
Chiedetemi se son riuscito a rimorchiare qualcuna di loro dopo questa figura di …
Abbiamo dovuto aspettare un giorno e mezzo prima di poterci rasare definitivamente, però ammetto che il look alla “sergente dei marines” non dispiaceva così tanto. Meno di un mese dopo si torna (quasi) a posto, e io sto già aspettando gli anni prossimi per tosare i nuovi arrivati.

 

SCAGLIE DI GRANA: RAGAZZE E ANGURIE

Ma veniamo alle ragazze del calcio, che hanno fatto tanto le spiritose. Anche loro hanno una tradizione simpatica: le nuove arrivate sono costrette a girare per la prima settimana di scuola con un’anguria in braccio. Devono dormirci, andarci in classe, e farci pure la doccia insieme.
La cosa più divertente, però, è un’altra: alla domanda “ma perché giri con un’anguria?” loro devono rispondere come se l’anguria non esistesse.
“Quale anguria?”
Durante il primo semestre avevo il corso di chimica con tre di loro: difficile rimanere seri quando sei seduto con tre angurie sul banco, di cui viene pure negata l’esistenza.

SCAGLIE DI GRANA: SEXY VOLLEY

Cambiando sport, il volley femminile lascia spazio alla creatività e al fashion instinct: durante il primo giorno di college, quello che tutti si ricorderanno per sempre, quello che ogni ragazza sogna, quello dove si deve essere perfetti, le nuove giocatrici vengono vestite e truccate dalle più grandi, a loro piacimento.
Una calza rosa e una verde, pantaloni della tuta e tacco da pornostar, rossetto messo sul naso… più o meno come prendere una torta in faccia. Però rimangono bellocce di un metro e ottanta, quindi chissenefrega.
Tra gli atleti in generale si sprecano gli ortaggi: tra patate, carote e zucchine negli zaini ne ho visto di tutti i colori. Un minestrone.

SCAGLIE DI GRANA: OBBLIGHI PER TUTTI

Ma anche per gli studenti normali ci sono obblighi.
C’è chi si deve vestire al rovescio: camicia coi bottoni dietro, pantaloni al contrario con patta e fibbia sul sedere, occhiali da sole sulla nuca, cravatta sulla schiena, zainetto appeso sul petto. Manco a dirlo, bisogna pure camminare all’indietro.
Un altro dormitorio obbliga i novellini a vestirsi e comportarsi da spie: giacca e cravatta, occhiali specchiati, ventiquattrore, assoluto divieto di parlare e sorridere…e soprattutto uno spruzzino in mano, con il quale devono obbligatoriamente schizzare in faccia a chiunque chieda perché son vestiti così, o semplicemente a chi li guarda incuriosito. Chiaramente un casino di gente li guarda e viene puntualmente schizzata. E tutti ridono.

Provate a fare questa roba in un’università italiana: la gente si incazzerebbe a bestia. Questa è una bella differenza: si è molto più sereni, la gente si sente libera a fare quello che gli pare.
Questa libertà però spesso porta a delle distorsioni: posso accettare un osceno taglio di capelli, posso accettare di venire spruzzato da qualche finto nerd, posso accettare di dover discutere dell’esistenza o meno di un’anguria da 8 chili, ma le ciabatte con le calze di lana no.
La tradizione di vivere con le ciabatte non la accetto.
Sono troppo italiano”.