Da circa 20 anni la Coppa Italia, denominata da qualche tempo Tim Cup, è diventata una competizione priva di interesse, eccezion fatta quando si giocano semifinale e finale. Inutile nasconderci dietro un dito, la Coppa Nazionale non attira più come una volta anche a causa di orari improponibili per match che si disputano durante la settimana. Dunque, pochi tifosi per ammirare gare noiose e calciatori non tanto felici di scendere in campo alle ore 15 dinanzi a 1000 spettatori (e sono stato buono nello scrivere questo dato). Un tempo, però, la Coppa Italia era il torneo che vedeva protagonisti molti giovani che, magari, non trovavano spazio in prima squadra. Ricordo Giovinco della Juventus, Abate del Milan e via discorrendo. Adesso, invece, nel trofeo tricolore i calciatori che scendono in campo sono denominate “secondo linee”, ma dei giovani nemmeno l’ombra, salvo qualche caso eccezionale. Ad esempio: perchè la Lazio non fa esordire alcuni elementi del proprio vivaio, specialmente in difesa (reparto che registra molte defezioni), invece di far giocare sempre i “soliti” noti?

Ho preso la squadra biancoceleste come emblema di questa brutta abitudine, ma sto scrivendo questo per far aprire gli occhi a qualcuno. Anche le squadre di B, quelle ancora impegnate nella competizione, preferiscono gettare nella mischia calciatori, diciamo così, “affermati”, lasciando in panchina o in tribuna ragazzi di belle speranze alle quali sarebbe servita una belle esperienza contro formazioni di tutto rispetto. Inutile poi ascoltare sempre le frasi di circostanza, che suonano come preconcetti, quando poi nel 90% dei casi sono proprio i club, pur avendo materiale su cui contare, a sbagliare. Infine, vi lascio con questa Coppa Italia, sperando che quei pochi giovani in campo possano far aprire gli occhi a tutto il movimento calcistico italiano, così come avviene all’estero. Tavecchio compreso…