La tensione è altissima e si riversa nelle strade, congestionandole. Migliaia di persone le invadono rivendicando il proprio desiderio di libertà, di indipendenza. Le loro voci non domandano più. Esigono e basta. I seggi elettorali (aperti dalle 9 alle 20) tra Barcellona e le altre città della Catalogna sono più di 2000, le persone con diritto di voto all’incirca 5,3 milioni. Il caos fa’ ovviamente da unico padrone al contesto: la votazione è stata ritenuta illegale dallo stato spagnolo, e l’app On votar 1-Oct, studiata appositamente per facilitare gli aventi diritto a trovare più facilmente i seggi, è stata rimossa dal Play Store di Google. In tutto questo, sullo sfondo, restano la polizia catalana e i Mossos d’Esquadra, che hanno ricevuto l’ordine di bloccare ogni operazione di voto.

Ovviamente – nel contesto futbolista – ci si chiede quali conseguenze potrebbero colpire le squadre catalane, specialmente in caso di esito positivo delle votazioni. In parole povere: sussiste un enorme interrogativo sul futuro di Girona, Espanyol e soprattutto del Barça di Ernesto Valverde, attualmente in testa a “La Liga”. Il Camp Nou, dall’era di Pep Guardiola ad oggi, si è consolidata come autentica casa del futbol: ospita calciatori che nell’ultimo decennio hanno cambiato radicalmente questo sport, facendo incetta di trofei. E poi c’è lui. Soprattutto lui: Leo, la PulgaSimplemente el mas forte.

Il Barcellona è sempre stato in prima linea all’interno della lotta indipendentista, mentre l’Espanyol si è dichiarato neutrale dinnanzi a qualunque responso. Il Barça accetterebbe davvero di partecipare ad una sorta di minilega dove le avversarie più temibili sarebbero – per l’appunto – Espanyol e Girona? E infine: quanto potrebbe risentirne il fatturato del club blaugrana? Sicuramente parecchio. Proprio per questo motivo si parla di un vero e proprio paradosso. Sull’argomento s’è espresso anche Gerard Figueras, ministro in carica dello sport in Catalogna:

<< In caso di indipendenza dalla Spagna, le squadre catalane che giocano nella Liga – Barcellona, Espanyol, Girona – sarebbero chiamate a decidere dove giocare, se nel campionato spagnolo o all’estero, in Italia, in Francia o in Inghilterra. D’altra parte, il Monaco gioca in Ligue 1, mentre nel campionato inglese sono presenti anche dei club gallesi >>

Parole audaci, e apparentemente pronunciate con grande sicurezza. Le squadre catalane saranno chiamate a fare una scelta assai importante: continuare a giocare ne “La Liga” spagnola – ipotesi più accreditata tramite la forza del compromesso – oppure migrare in altre leghe (visione utopica), previo nulla oste da parte della UEFA, che tuttavia, già in passato, si oppose aspramente all’ipotetica unificazione dei campionati belga-olandese, oltre al progetto di una lega sovranazionale scandinava (font: Fox Sport Italia). L’ipotesi più giusta resta ovviamente la prima, a prescindere dall’esito. In cuor suo – nonostante il regolamento parli chiaro – Javier Tebas, presidente della Liga, sa di non poter rinunciare al poder futbolista del Barcellona.

Ne risentirebbe fortemente il Real Madrid di Zinedine Zidane (senza dimenticare l’Atletì), che perderebbe definitivamente la sua storica rivale. Ne risentirebbe la qualità del calcio iberico in generale. Ne risentirebbero un po’ tutti gli amanti del futbol. Ed inoltre, i top club dei principali campionati europei, accetterebbero di buon grado l’entrata in gioco di una temibile concorrente del calibro del Barça nella propria Lega? Io credo di no. Eppure la situazione incuriosisce, e non poco. Per tale ragione, vi offriamo tre ipotetici scenari di un Barcellona fuori dal “Contesto Liga“, a confronto con tipologie di calcio differenti.

Ligue 1:

Dopo l’incredibile stagione 2016-2017, totalmente dominata dal Monaco di Jardim, il PSG ha investito cifre astronomiche per acquistare Neymar, proprio dal Barcellona, e l’enfant prodige Kylian Mbappé. Ovviamente ricorderete tutta la vicenda legata all’asso verdeoro, con il Barça che fino all’ultimo secondo della trattativa (e anche dopo la chiusura) ha cercato di portare i dirigenti del club parigino in tribunale. Ora immaginiamo. I ragazzi di Valverde sbarcano oltre i Pirenei, desiderosi di vincere anche in terra transalpina con la stessa verve di Annibale durante la traversata delle Alpi. Ovviamente il PSG dovrebbe rivestire il ruolo del nuovo Real, mentre il Monaco diventerebbe l’Atletì della situazione. Da un certo punto di vista – quella della Ligue 1 – sarebbe l’ipotesi più accreditata sotto il profilo geografico. Dal punto di vista qualitativo, finalmente il PSG troverebbe una degna rivale, magari più costante, ma soprattutto a livello di immagine. Ovviamente, chi non gioverebbe della situazione è proprio il Monaco di Jardim: la squadra del Principato dovrebbe “accontentarsi” di essere la terza forza del campionato. Ma ve lo immaginate, per Neymar? Lasciare il Barça a causa del fantasma di Messi, e poi ritrovarselo di fronte al Parc de Prince. Avrebbe il suo simbolismo.

Premier League:

La terra d’Albione rappresenta sicuramente un’ipotesi alquanto suggestiva e affascinante. Il football britannico non farebbe sconti ad una nuova arrivata. E onestamente – a primo impatto – vedrei un Barça in difficoltà, che necessiterebbe un periodo di adattamento, e di rodaggio ad una tipologia di gioco completamente diversa. Ovviamente, grazie agli  interpreti fenomenali, i blaugrana resterebbero in zone d’alta classifica: Suarèz in BPL ci ha già messo piede, e nell’ultima stagione all’ombra di Anfield Road – ad oggi – è l’unico attaccante di ruolo a non aver fatto rimpiangere Fernando Torres. Ivan Rakitic e Andrés Iniesta non avranno mai difficoltà ad adattarsi a qualunque tipologia di campionato. Né può risentire la difesa, ed in parte Sergi Busquets. Offensivamente, considerando lo stile box to box del calcio inglese – e considerando che anche un modesto Bournemouth va in casa delle big per provare a far risultato – i 4 interpreti offensivi del 4-2-3-1 Valverdiano, avrebbero sicuramente un buon margine di manovra.

Serie A:

Parliamoci subito in modo chiaro. Il nostro calcio viene considerato “decadente” da molti addetti ai lavori. C’è chi propone paragoni del tipo: “Il Crystal Palace la scorsa stagione è arrivato undicesimo in Premier League e ha Christian Benteke come attaccante, mentre il Chievo undicesimo gioca con Inglese. Sarà anche vero, in parte però: la verità, o così mi è stato insegnato, ‘sta sempre nel mezzo. Il Barcellona quasi sicuramente scalzerebbe la Juventus attuale, e sarebbe anche un bel po’ di gradini sopra al Napoli di Sarri (per quel che riguarda club capitolini e milanesi facciamo un paio di rampe di scale). Tuttavia non stupitevi nel vederlo in difficoltà in alcuni fine settimana. Già mi immagino il tackle di Dainelli su Messi, esclusivamente a fini d’avvertenza, durante Chievo-Barcellona. O un Ciciretti che lascia sul posto Mascherano e Piqué. Lo stile italiano magari non piacerà a tutti, e non sarà esteticamente bello (Tranne il Napoli siamo tutti dei catenacciari e bestie di Satana). Ma è stato spesso efficace, in passato, sia nei nostri confini che nelle grandi notti europee. Blaugrana favoriti, ma come sentenzia quella intrinseca “anima” poliglotta di Giovanni Trapattoni: don’t say you have the cat in the sack, when you don’t have the cat in the sack.