Quando parliamo del continente africano, vi è una prima distinzione da fare: Nordafrica ed Africa subsahariana, con il deserto del Sahara, com’è facilmente intuibile, a fare da spartiacque. Non volendoci addentrare in tematiche geografiche e geopolitiche, in ambito calcistico si è soliti considerare i calciatori della “prima porzione” succitata, il Nordafrica, come dotati di tecnica sopraffina, di eleganza molto europea e poco africana, dove a farla da padrone è sicuramente lo strapotere fisico. Nonostante il “Brasile d’Africa”, nell’immaginario collettivo, sia da oramai diverso tempo considerato il Ghana, alla luce dei molteplici successi continentali del XX Secolo (anche se l’ultima Coppa d’Africa messa in bacheca dalle Black Stars risale oramai al 1982), negli ultimi anni sono sempre più i giocatori provenienti (o aventi origini dei seguenti paesi) da Egitto, Marocco, Tunisia a prendersi la scena.

Quest’introduzione ci è servita da assist per presentare un calciatore che di assist e tecnica se ne intende: Ismaël Bennacer.

Bennacer racchiude in sé tutto quello che abbiamo scritto poco sopra: grande tecnica e, curioso caso del destino (che quando decide di scendere in campo è implacabile), francese con cittadinanza marocchina naturalizzato algerino (in quanto suo padre è marocchino mentre sua madre algerina, aggiungiamo che l’Algeria è la Nazionale che ha scelto dopo diverse apparizioni con le Under di quella francese). Il classe ’97 dell’Empoli, a suon di buone prestazioni, in appena pochi mesi ha percorso diverse tappe del ciclo di vita di un calciatore: da incognita, passando per l’essere una rivelazione, al confermarsi come una certezza in Serie B.

Eppure, quando nel 2015 lascia i francesi dell’Arles per l’Arsenal, sembra essere proiettato nell’Olimpo dei grandissimi di questo sport. La prima stagione in Inghilterra è molto positiva, dato che arriva l’esordio in prima squadra: la competizione è l’attuale Carabao Cup, la Coppa di Lega inglese, l’avversario lo Sheffield Wednesday. Nell’annata successiva, praticamente la scorsa, arriva anche a più riprese la fascia di capitano della seconda squadra dei Gunners ma, nonostante le indicazioni positive, Bennacer sente il bisogno di cambiare aria, forse perché consapevole del poco spazio che avrebbe avuto con Wenger (ma questo è tutto da vedere, in quanto è nota la fiducia del tecnico francese nei confronti dei giovani), oppure per la volontà di tornare in Francia, oppure ancora per motivazioni a noi ignote. Fatto sta che quella in Ligue 2 con il Tours è una buona palestra che anticipa l’approdo all’Empoli, dove arriva tra l’incredulità generale.

Numero dieci sulle spalle, una duttilità che fa piacere a tutti gli allenatori, chiaramente Andreazzoli compreso: mezzala, trequartista, centrocampista centrale ed alle volte addirittura esterno di centrocampo. Nello scacchiere del tecnico dei toscani Bennacer va a comporre il terzetto in mediana con i vari Castagnetti, Krunic (questi due su tutti) e, tra gli altri, l’ultimo arrivato Brighi. L’abbiamo ribadito a più riprese, questo è un calciatore dalla grande tecnica, ma le sue statistiche (appena due assist in ventidue gare giocate) ne denotano un lato sul quale lavorare: la conclusione. Il mancino di Bennacer è di pregevole fattura, dato che alla tecnica di base abbina anche un’ottima tecnica di calcio, che sfrutta però ancora troppo poco, soprattutto in quanto ha visto arretrato il proprio raggio d’azione. Perfezionando questo suo ruolo avrà però la possibilità di affinare le proprie capacità di inserimento, così da poter arrivare nella zona calda avversaria più volte. Giocatore innamorato del pallone, come ogni buon numero dieci, i movimenti senza palla che dovrà imparare lo renderanno un centrocampista totale.

L’Empoli ha in casa un patrimonio: Ismaël Bennacer, non chiamatelo rivelazione.