Il tradimento. Significato duro, forte, avvertiamo ciò solo a scandire questa parola. Concetto che si sposa (quasi a voler fare ironia) con la vita di coppia o comunque con gli affetti familiari. Eppure lo sport, in particolar modo il calcio, non può essere esonerato da tale ambito di applicazione. Lo sa bene Mattia Di Lorenzo, giornalista, che ha deciso di mettere nero su bianco tante storie di “tradimenti calcistici”, di calciatori protagonisti di trasferimenti impensabili. L’opera creata è un libro dal titolo “Cuori Ingrati“, che Di Lorenzo ci presenta in esclusiva.

“Cuori Ingrati”. Come e quando nasce l’idea di scrivere questo libro?

L’idea di scrivere un libro sui tradimenti nel gioco del calcio nasce nei giorni in cui le voci su un possibile passaggio di Higuain dal Napoli alla Juventus cominciavano a mutarsi in realtà. Ho seguito con attenzione il tormento dei tifosi, la loro rabbia successiva, l’amarezza e le reazioni all’indomani dell’ufficializzazione del trasferimento. È stato in quel momento che ho immaginato CUORI INGRATI: un excursus nel pianeta calcio, alla riscoperta dei più celebri voltafaccia e delle implicazioni annesse. Spero di aver saputo dimostrare che il tradimento è uno dei motori della storia, che non risparmia il meraviglioso mondo della palla di cuoio, che anzi ci si consegna come uno dei migliori humus per il facile attecchimento del gene del trasformismo“.

Gonzalo Higuain è la rappresentazione figurativa del titolo e del concetto che si vuole esprimere attraverso esso. L’attaccante della Juventus è davvero un “cuore ingrato”?

Col passare dei mesi Higuain, com’è noto, ha puntato l’indice contro il presidente De Laurentiis, addebitando a questi le motivazioni più profonde, ed ancora non del tutto note, del suo congedo dal Napoli. In qualche modo il suo è stato un tentativo di moralizzare la sua scelta. Tuttavia io credo che sia lui, adesso come adesso, il calciatore più quintessenziale rispetto al concetto di tradimento ed all’idea di traditore. Il suo cambio di casacca brucia di più perché si è consegnato (tradire viene dal latino “tradere”,ossia consegnarsi) al rivale più acerrimo del Napoli. A quella Juventus che all’ombra del Vesuvio viene declinata come la nemica piemontese, con evidente riferimento alle ataviche ragioni storiche che hanno schiuso la forzata unificazione nazionale. C’è poco da fare, a Napoli la Juventus, in larga misura, è concepita come la rivale sabauda. Non è un caso che la folta galassia del tifo azzurro si connoti sempre di più dell’elemento neoborbonico, il che è quanto dire. Higuain della città stava per diventare Re, com’era capitato a Diego. E nella sua ascesa alla guida del “Regno”, molto avevano fatto le straordinarie prestazioni di cui era stata protagonista proprio contro i bianconeri. Passare al nemico più inviso, è stato come abbandonare un intero popolo. Un popolo per il quale il Napoli è elemento consustanziale“.

Higuain è l’esempio più recente di calciatore passato da una compagine alla rivale storica. Ricordiamo però casi come Figo, Sol Campbell oppure Andrea Pirlo, quest’ultimo per restare in Italia. Se dovessi dare una tua opinione personale, quale credi possa essere considerato come il trasferimento dal peso specifico maggiore? 

In Italia ci sono stati casi di trasferimenti clamorosi ed impensabili, che hanno determinato conseguenze molto serie anche sul piano sociale e dell’ordine pubblico. Si pensi a Baggio. Molto tempo prima a Selmosson che, dalla Lazio approdò alla Roma, rendendo incandescente una già calda estate romana degli anni cinquanta. Ma se lei mi chiede oggi chi sia, in Italia, il traditore che più di ogni altro incarni il modello di voltagabbana senza scrupoli, le devo per forza citare il Pipita. Le ragioni gliele le ho precisate nella precedente risposta. Per farle un esempio, scomodando qualche personaggio della storia, è come se Alessandro ad un certo punto avesse abbandonato le sue falangi, per passare nelle schiere degli immortali del Re persiano:qualcosa di mostruoso, insomma“.

Credi che ci sia un trasferimento tra club rivali che possa delimitare un prima e un dopo? 

Credo che il caso che abbia segnato un’epoca, e determinato uno sdoganamento di questo tipo di pratica, sia stato quello di Guglielmo Gabetto. La “Santa Rita dei goleador”, com’era chiamato il formidabile attaccante, inghiottito anch’esso nella tragedia di Superga, era un idolo dei tifosi bianconeri: il suo passaggio nelle file del Toro, fece molto rumore, nonostante il calcio di quegli anni fosse meno assorbente di quello odierno“.

Prima l’attaccamento alla maglia era un valore, oggi un’eccezione. Quale molla del pensiero di un calciatore sia cambiata? Come mai oggi il lato economico, non sindacando sul merito di ciò, ha preso il sopravvento?

Certo, esistono delle splendide eccezioni di campioni che ancora antepongono la componente romantica al seducente appeal del Dio denaro, ma sono pochi. Quelli della Juventus colpita dalla scure di Calciopoli che accettarono di scendere negli inferi della cadetteria, respingendo le tentazioni provenienti da clubs ricchi e di blasone, ne sono plastica dimostrazione. Però, mi lasci dire, Io concludo il mio libro con la parossistica parabola di Donnarumma, il numero uno del Milan che,giocando costantemente di sponda col suo scafatissimo procuratore, Mino Raiola, balla sulla linea del confine tra tradimento e atto di fede. Un atteggiamento che a me sa tanto di espediente furbetto per alzare di volta in volta la posta . Un teatrino rispetto al quale innegabile è il ruolo esercitato dalla componente economica. Se a questo aggiunge che Gigione ha appena diciotto anni, converrà con me che di sostanza valoriale ce n’è davvero poca“.

Cuori Ingrati

Mattia Di Lorenzo

112 pp.

Prezzo: 12€

Urbone Publishing