Football Scouting ha raggiunto in esclusiva Claudio Damiani, allenatore e amministratore del portale www.matchanalysis.it.

Come nasce il progetto matchanalysis.it e quale messaggio vuole veicolare all’utente finale?

“Il progetto nasce con l’idea di acquistare un dominio web importante (matchanalysis.it, appunto) che testimonia quanto il mondo del calcio sia sempre più orientato verso la settorialità dei ruoli; nel nostro calcio vi sono sempre più allenatori, più o meno qualificati, e sempre meno società calcistiche. Ne consegue che molti allenatori si ritrovano senza la possibilità di allenare o di mettere la loro capacità al servizio di un club. Il sorgere di nuove figure tecniche è quindi fisiologico per costruirsi la possibilità, anche con altri ruoli, di continuare a far parte e a lavorare nel mondo del calcio.
La figura del match analyst sta avendo sempre più attenzione qui in Italia e le richieste di lavoro sono in continua crescita. Il 1° corso per osservatori professionisti indetto dal Settore Tecnico FIGC (da cui mi sono appena diplomato), ne è la riprova.
Il sito matchanalysis.it che è ancora in fase di evoluzione (e cerca collaboratori che vogliano mettere in evidenza le loro capacità nel mestiere), sarà nell’immediato futuro, un punto di riferimento per tutti coloro che vorranno approfondire in fatto di analisi calcistica e osservazione dei calciatori.”

 

Da uomo di calcio con esperienze in diversi settori giovanili, come giudica la situazione attuale del calcio giovanile in Italia ?

Sono poche le società calcistiche che curano l’aspetto del vivaio in modo veramente motivato e che si pongono l’obiettivo di portare i ragazzi dalle giovanili in prima squadra.
Il calcio di oggi è mosso da diverse dinamiche (trading/plusvalenze, Agenti, fondi d’investimento, sponsorizzazioni), che fanno passare in secondo piano o quasi, la crescita dei ragazzi del settore giovanile.
Molti elementi arrivati all’ultimo anno di Primavera hanno seri problemi di collocazione e in molti, si ritrovano a dover giocare da lì a due mesi, in campi dilettantistici.
Vi sono troppi procuratori o pseudo tali che creano false aspettative ai ragazzi, allenatori non sempre qualificati nelle attività di base (fondamentale e delicata per le capacità di apprendimento che hanno i piccoli calciatori in quelle fasce di età).
La situazione economica del paese inoltre, si riversa anche nel nostro sport quando molti direttori o presidenti, pur di risparmiare qualche soldo, assumono collaboratori tecnici poco adatti.
E per ultima cosa, senza fare di tutta l’erba un fascio, un problema enorme è rappresentato anche da molti genitori che creano false aspettative ai loro figli, credendo che un giorno potranno diventare quei campioni che loro non sono mai riusciti ad essere: e in molti lasciano precocemente, delusi dal fatto di non aver soddisfatto la fame di gloria del papà o della mamma, anziché essere educati ad interpretare lo sport per quello che è.

 

Qual è secondo lei il miglior settore giovanile italiano?

“Penso che vi siano delle società maggiormente agevolate rispetto alle altre sia a livello economico che a livello di strutture.
Il miglior settore giovanile italiano è a mio avviso, quello che riesce a far esordire il maggior numero di calciatori nei Campionati nazionali (Serie A e B). A voi quindi le vostre considerazioni.”

 

Quanto è importante la Match Analysis per le formazioni di Serie A e cosa consiglia alle persone che vogliono approcciarsi a questa materia?

“L’analisi della gara che assume diversi risvolti in base all’obiettivo di ricerca che ci si prefigge, è sempre più utilizzata tanto dai professionisti che dai dilettanti.
Si possono studiare la propria squadra, la prestazione dell’imminente avversario e in questo modo si può preparare la gara in modo più completo attraverso la tattica di principio (quella che in termini bellici veniva chiamata più comunemente strategia).
E’ imprescindibile poi, che in fase di gara contro l’avversario “studiato”, vi possano essere delle situazioni o “novità” non verificatesi e rilevate in sede di analisi: in questo caso è l’allenatore che deve passare alla tattica applicata e risolvere le situazioni in tempo reale, dalla panchina.
La sinergia tra allenatore e match analyst è quindi sempre più frequente e diffusa in Serie A, B e in Lega Pro.
Per questo motivo, considero che un buon allenatore deve essere prima di tutto un ottimo “analista”; viceversa, un match analyst dovrebbe avere qualche anno di panchina alle spalle.”

 

Spesso si discute della differenza tecnica, fin troppo evidente, tra il Campionato Primavera e la massima serie. Come e cosa si può migliorare al fine di colmare questo gap ?

“A mio avviso, ricollegandomi al fatto che molti ragazzi all’ultimo anno di Primavera/Berretti/Juniores si trovano in seria difficoltà a poter continuare una “carriera” all’altezza delle loro aspettative, occorrerebbe limitare il numero di giocatori stranieri in arrivo.
Inoltre, anziché obbligare lo schieramento dei giovani nelle categorie dilettantistiche (che spesso tende a falsare i campionati), si potrebbe imporre l’utilizzo di 2 giocatori italiani per squadra di fascia d’età definita anche in Serie A e B. Sicuramente verrebbe data maggiore attenzione ai giovani calciatori di proprietà e quindi alla cura dei vivai.”

 

Dopo gli ultimi esempi di Seedorf, Gattuso e Inzaghi. Quanto è importante la gavetta nella carriera di un allenatore?

“Considero che in tutti i lavori l’esperienza sia un tassello fondamentale per ottenere e allargare le competenze.
Allenare in Serie A è il sogno di tutti, anche il mio. Ma a volte occorre avere l’intelligenza di comprendere che a certi livelli non si tratta di appoggiare palloni e porte sul campo e impartire quattro direttive ai propri giocatori (anzi, c’è chi lo fa al posto del Mister).
A certi livelli, mi vien da pensare che vi siano pressioni della piazza, dei media, dei presidenti, dei procuratori, degli sponsor, ecc., con la consapevolezza che dopo tre partite sbagliate sei già sul patibolo.
Fare l’allenatore non è la stessa cosa di fare il calciatore; ed essere stato l’idolo della curva da giocatore non sempre garantisce successo e fama nelle vesti di tecnico. E questo salto, alcuni ex calciatori che hanno intrapreso la carriera in panchina, proiettati direttamente nei massimi palcoscenici, l’hanno pagato a caro prezzo.
Fare la gavetta per molti ragazzi abituati a vivere in prima pagina, è comunque molto difficile. Io la considero un investimento per la carriera.”

 

Con l’addio di Benitez continuerà il suo rapporto di collaboratore esterno con il Napoli o è da definirsi concluso?

“Per ciò che concerne la mia collaborazione con la società, ho un contratto che scade il 30 giugno e devo ancora discutere sul mio futuro.”