Tra scelte sbagliate e qualche vicenda sfortunata anche un ragazzo che a 16 anni era tra i più carismatici del gruppo della Nazionale di categoria può finire per essere declassato in Serie D, finendo anche per non giocare spessissimo nonostante appartenga alla categoria dei cosiddetti “Under”.
Questa è la storia di Demetrio Scopelliti, centrocampista dai piedi buoni ora in forza alla Palmese, che quattro-cinque anni fa era da considerarsi tra i maggiori prospetti nel ruolo di centrocampista per l’annata ’97.
Talento di livello al pari del coetaneo Mauro Coppolaro, non andò ad Udine come invece accadde all’attuale difensore del Brescia. Ora è tesserato per la Palmese, club del reggino che ha ben figurato lo scorso anno nella quarta serie italiana, nonostante vicende economiche assai complicate.

Demetrio, la tua è una storia particolare. Da ex talento importante e ex capitano della Nazionale Under 16 in alcuni casi, nonostante tu abbia anche la reputazione di ragazzo serio, hai avuto alcune difficoltà ed ora fai fatica a trovare squadra.

Non so nemmeno io come mai sono in questa situazione. Ognuno deve prendersi i propri meriti e le proprie responsabilità. Ci ero rimasto male per la non riconferma a Brescia, mi aspettavo che mi concedessero almeno un anno di addestramento tecnico. Messa la parte la delusione per la mancata conferma, ho deciso di ripartire dalla Palmese in Serie D, squadra dove ho trovato un gruppo straordinario.

Con anche tante difficoltà economiche…

Preferisco non parlarne…Succede un po’ in tutta Italia ma alle volte è meglio non promettere per poi non fare. Ci hanno impedito di fare i playoff con un avviso giunto alla società tre giorni prima della partita finale della stagione, tramite l’avviso di una penalizzazione afflittiva. Siamo andati a Castrovillari contro una squadra che aveva bisogno di salvarsi. Noi eravamo a posto con noi stessi perché i playoff li avevamo conquistati sul campo.
Nessuno sa cosa abbiamo veramente provato, poi è facile dire “Venduti, venduti”. In Serie D non prendiamo 70mila euro l’anno ed avevamo tre mensilità arretrate. La cosa più scorretta è dire “Io vi posso dare tutto ciò che volete in un colpo solo” e poi non dare nulla, è veramente ridicolo.
Quando il preparatore atletico se n’è andato non l’hanno rimpiazzato. In tutto ciò noi abbiamo anche fatto una gran rimonta, portandoci da sest’ultimi ai playoff. Appena perdevamo una partita tutti erano pronti a pugnalarci. A me i soldi servono per aiutare la famiglia, ai miei compagni per mantenere le loro famiglie.

E’ un sistema che va cambiato quello relativo ai pagamenti…

Ci sono persone che hanno bisogno di questi soldi. E’ facile stare sugli spalti e criticare, ma non è come la gente dice. Noi lo facciamo per lavoro e i soldi ci servono per vivere e toglierci delle soddisfazioni. In B e in C si è tutelati tramite un’assicurazione, in D se si fallisce chi si è visto si è visto. Tutti vedono il calcio come un gioco ma non capiscono che, c’è gente che con i soldi che guadagna deve mandare avanti una famiglia.
Dopo aver pareggiato una partita in casa per 0-0 ci hanno dato dei venduti. Noi i playoff li abbiamo conquistati, se la penalizzazione per Dirty Soccer è arrivata perché altri si vendevano le partite la cosa non ci riguarda.

Quei quattro punti da dove venivano?

Da due anni prima, dall’Eccellenza. Noi dopo aver vinto in casa 3-0 abbiamo festeggiato i playoff e abbiamo fatto una settimana di relax, con l’ottica che avrebbe giocato chi aveva avuto meno spazio. Se io dimostro sul campo di essere più forte a una società va fatta una multa, non si può mettere a repentaglio il lavoro di dei ragazzi che dal 20 luglio al 10 maggio si sono fatti il mazzo tra vento, acqua e freddo. Se io vinco sul campo merito di avere determinati traguardi. Questa è la legge e dobbiamo accettarla, anche queste cose ci aiuteranno a capire in che società viviamo.

Nello spogliatoio parlavate di queste cose?

All’inizio si parlava addirittura di radiazione della società. Tutti danno poca importanza allo sport in generale…per me il calcio non è solo passione, ma lavoro. Ho la fortuna di fare il lavoro che mi piace, ma è lavoro. Nessuno ci ha pensato su due volte a toglierci i punti, come se noi tutto l’anno non avessimo fatto nulla.
Siamo stati accusati del fatto che non ci siamo presentati in ritiro dopo che il presidente ci aveva promesso che prima di fine campionato avrebbe dato le tre restanti mensilità a noi Under e agli altri.
I soldi ci hanno detto che non c’erano, abbiamo chiesto un assegno in modo tale che prima o poi avremmo visto i soldi. Se fossi stato il presidente avrei detto “Io ragazzi questo posso darvi”, invece che continuare a promettere.
Non so come mai ci siano queste situazioni, forse pensano che i calciatori di Serie D prendano 500mila euro l’anno. Noi fino all’ultimo abbiamo onorato la maglia senza prendere un centesimo per tutto il girone di ritorno. Abbiamo ottenuto un traguardo storico per la città di Palmi che nessuno aveva mai raggiunto. Gente come noi non merita di sentirsi dire certe cose.

Cosa ti aspetti?

Spero di andare via e credo di andare via. Sono felice dell’anno che ho passato, a parte i problemi economici. Voglio dimostrare il mio valore altrove, cambiare aria per conoscere un nuovo ambiente e avere nuovi stimoli. Detto questo ringrazio la città di Palmi per averci fatto sentire affetto durante l’anno. Ai tifosi veri va un ringraziamento particolare, specie a chi ci è stato vicino fino all’ultimo. Un accenno anche al mister, che ci è sempre stato vicino ed oltre ad essere un ottimo allenatore è anche un grande uomo.


Guardando al passato, c’è qualcosa che non rifaresti del tuo passato e qual è stato il passaggio che ti ha cambiato in negativo la carriera?

Ho sbagliato nel periodo successivo alla mancata cessione da parte della Reggina. Avevo sempre dato tanto ed ero convinto che la Reggina fosse una buona società, ma avevo voglia di andare a confrontarmi con altra gente. Potevo però reagire in modo diverso e essere più razionale invece che piangere sul latte versato. Ora spero di poter dimostrare di essere un calciatore e che darei la vita, pur di giocare a pallone.

Cosa ti aspetti dal futuro?

Credo che lascerò Palmi. Sono felice dell’anno che ho passato, la gente ha avuto una reazione sbagliata in occasione dell’ultima partita. Voglio dimostrare il mio valore altrove, cambiare aria per conoscere un nuovo ambiente e avere nuovi stimoli. Detto questo ringrazio la città di Palmi per averci fatto sentire affetto durante l’anno. Ai tifosi veri va un ringraziamento particolare, specie a chi ci è stato vicino fino all’ultimo. Un accenno anche al mister, che ci è sempre stato vicino ed oltre ad essere un ottimo allenatore è anche un grande uomo. Adesso aspetto la chiamata giusta, qualcuno che voglia darmi fiducia e che decida di puntare sulle mie qualità.
Hai rimpianti per aver preferito Reggina a Juve e Fiorentina?
Io in questa scelta non ho avuto la possibilità di far nulla perché i miei genitori hanno scelto per me, però hanno avuto ragione in fondo. Con la Reggina le cose sono andate bene inizialmente, ero stato capitano dell’under 16 ed ero arrivato terzo ai Giovanissimi Nazionali.
Poi ci sono stati problemi.

Ti hanno anche nascosto delle convocazioni della Nazionale, come affermato in un’altra intervista…

Sì, ognuno si prenda le sue responsabilità. Una volta vennero al Sant’Agata Zoratto e Viscidi e mi chiesero se ero guarito da un recente infortunio…Peccato che io mi fossi infortunato ben sei mesi prima.

A Brescia non eri stato confermato perché, a detta tua, la società aveva detto che l’annata non era stata un granchè a livello di numeri. In generale la reputi una buona stagione?

Mi ha ammazzato il fatto di non essere riconfermato nemmeno con un addestramento tecnico a Brescia, ci sono rimanere male. Io personalmente penso di essermi impegnato e che il bilancio della stagione sia stato buono. Se avessi calciato rigori e punizioni magari avrei fatto 7-8 gol invece che 3. Tante persone si sono complimentate con me per la stagione fatta.
Non mi fermerò, metterò tutto me stesso e poi, se non riuscirò ad ottenere o risultati che voglio, vorrà dire che dovrò fare altro.

Chiudiamo con una battuta sui classe 97 italiani, con cui sei stato compagno di squadra. Di chi hai grande stima e cosa provi a vedere molti di loro a alti livelli?

A me fa piacere, in una scala da 1 a 10, 11 il fatto che abbiano raggiunto quei livelli. Li sento ancora, sono ragazzi umili ed ottimi calciatori. Provo un po’ di dispiacere per non essere “sulla stessa barca loro” ma non ho mai avuto né invidia né rancore. Anche durante il Mondiale Under 20 gli ho mandato qualche messaggio e ribadito la mia stima, che avrò per loro fino a quando smetteranno di giocare.
Con ragazzi come Vido, Barella, Dimarco ho avuto un bel rapporto anche fuori dal campo e li stimo tanto, sono persone che meritano tanto. Mi hanno sempre tenuto in considerazione anche se non ho fatto il loro stesso percorso.