di Interyouth.it

Il protagonista della puntata di questa settimana di Let Me Introduce, il programma di Inter TV dedicato al settore giovanile, è Edoardo Vergani, attaccante classe ’01 e bomber dell’U17 A e B nerazzurra.

“Ho iniziato a giocare a calcio a 5 anni”, racconta, “e questo per me è il quarto anno all’Inter. Questo sport è la mia ragione di vita. Sono un attaccante e vivo di gol, ma sto imparando a giocare con la squadra anche perchè da due anni sono capitano. Giocare per la squadra per cui tifi è un sogno per tutti i bambini, quindi quando è successo a me mi sono imposto di mettercela tutta per arrivare lontano. Prima di arrivare qui giocavo nel Monza e alla fine di quella stagione mi sono arrivate diverse richieste, ma non ho avuto dubbi nello scegliere l’Inter“.

“Il mio idolo è Ibrahimovic – aggiunge – e penso di assomigliargli un po’. Quando segno di solito non esulto pur essendo molto contento, perchè penso che il gol sia qualcosa di personale, anche se nelle partite importanti lo faccio. Il tempo libero? Lo passo riposandomi o dedicandomi allo studio che è molto importante. Mi piace la MotoGp e tifo per Dovizioso.”

DICONO DI LUI

Le sue grandi qualità vengono poi sottolineate anche dal suo compagno di reparto, Matias Fonseca“Giocare con lui è bello, mi stimola molto. Abbiamo un bel rapporto, siamo compagni di reparto e ci troviamo molto bene. Ha delle qualità notevoli e diverse dalle mie, per questo lavoriamo bene insieme. È davvero forte. È la persona a cui mi sono più legato qui all’Inter, siamo amici e usciamo spesso insieme.”

“Ha delle potenzialità tecniche importanti ed è un prospetto molto interessante, puntiamo molto su di lui”, dice l’allenatore dell’U17 A e B Andrea Zanchetta. “È un ragazzo molto timido e a volte questo si vede anche in campo, ma è un aspetto sicuramente migliorabile. I compagni gli vogliono molto bene. Deve migliorare anche nella costruzione del gioco, stiamo lavorando molto sulla collaborazione con i compagni in campo, è molto intelligente e sa in cosa deve crescere. Stiamo lavorando molto anche sul carattere, cerco di fargli capire l’importanza del comportamento dentro e fuori dal campo, specialmente perchè – essendo il capitano – dev’essere un esempio per i suoi compagni. In campo deve mettere la parte la timidezza e avere solo grande entusiasmo, voglia ed energia.”

Marco Mandelli, allenatore dell’U14 nerazzurra aggiunge: “L’area di rigore è il suo habitat naturale, ma crescendo deve dimostrare di saper giocare in tutte le aree del campo. È arrivato da noi a 13 anni e fin dall’inizio ha messo in mostra le sue doti. Vedo che è cresciuto molto, in campo sa cosa deve fare, naturalmente dovrà migliorare ancora, ma le potenzialità ci sono e le fa vedere.”

“È sempre stato un buon giocatore. Fin da piccolo”, continua suo fratello maggiore, Pietro“l’unica sua pecca è che in campo è poco aggressivo e glielo dico sempre. La scuola? È molto impegnativa, ma la porta avanti con responsabilità e loro gli vanno molto incontro.”

“Essendo abituato a giocare davanti a tante persone non si direbbe, ma è molto chiuso” sottolineano mamma Nadia e papà Mario“bisogna sempre scavare per sapere come sta e cosa pensa. A volte mi chiedo come faccia a concentrarsi durante la partita con tutta quella gente a guardarlo. Per fortuna sta cambiando, mentre da piccolo era davvero difficile prenderlo. Il calcio l’ha aiutato molto a formarsi dal punto di vista umano. Aveva avuto la possibilità di passare prima all’Inter. Noi abbiamo preferito farlo crescere con calma e aspettare il momento opportuno per una scelta del genere. È stata una grande soddisfazione e siamo contenti che sia qui perchè questo è l’ambiente ideale per crescere nel modo corretto. I ricordi legati al calcio sono tanti, ma i nostri preferiti sono l’esordio in Nazionale e il gol in Supercoppa l’anno scorso.”